“Ho deciso di dedicare la mia vita al cibo perché ho la convinzione profonda che sia un’enorme occasione di felicità quotidiana. Il cibo tesse rapporti tra coloro che lo condividono, sa mantenere in vita legami con coloro che abbiamo perso, e con i posti che abbiamo lasciato da tempo. Può aiutare a fare pace con gli addii che siamo stati costretti a dare”.
Joe Bastianich
Riuscire a leggere una biografia tutta di un fiato è cosa rara per me, ma #Giuseppino, il nuovo libro di Joe Bastianich scritto dalla brillante giornalista Sara Porro, mi ha rapito completamente il cuore, pagina dopo pagina, racconto dopo racconto… facendomi riflettere sulla fortuna che ho di essere qui e di essere figlia di emigrati.
Mi sono commossa con i ricordi di guerra di nonna Erminia, scappata nel lontano 1956 da Istria durante il regime comunista di Tito, per inseguire il cosiddetto “sogno americano” di una vita migliore per i propri figli. Lo stesso fecero oltre 30 anni fa i miei genitori, quando decisero di portarmi via dalla disperazione della guerra in Vietnam.
Ho riso tanto con i buffi aneddoti adolescenziali di Joe, rispecchiandomi in quegli stati d’animo di vergogna estrema causati da un’infinita check-list di imbarazzanti pratiche e abitudini all’italiana che gli impediva di essere considerato un Vero Americano, come per esempio:
- l’inglese zoppicante dei parenti;
- la quotidiana mise da contadina istriana di nonna, vestaglia, grembiule e ciabatte che, durante le stagioni più calde, si tramutavano dalla vita in su, solo in un enorme reggiseno;
- l’approccio italiano delle donne della sua famiglia ai peli corporei, nessuno si depilava le ascelle e questo in America era considerato assai bizzarro;
- la casa perennemente avvolta da una nuvola di vapore che sapeva di minestra, di soffritto o di stufato;
- il suo lunchbox, immediatamente riconoscibile solo dall’odore puzzolente di trippa.

E lo ammetto, anch’io da piccola tentavo di nascondere (seppur invano) le stranezze orientali della mia famiglia, solo per non sentirmi diversa dai miei coetani.

Oggi, invece, quelle spinose particolarità che mi facevano imbarazzo le ricerco nella mia quotidianità. Perchè ho capito quanto sia importante non dimenticare le proprie origini, comprendendo finalmente (meglio tardi che mai), l’enorme ricchezza culturale e culinaria trasmessa dai miei genitori. Con immenso orgoglio patriottico, quindi, vi propongo un popolarissimo dessert vietnamita, il Che Dau Xanh, ovvero la zuppa dolce di fagioli mung… my #foodmemories!
Assolutamente da provare se ancora non l’avete mai assaggiato o se amate quei dolci non dolci (cioè non eccessivamente zuccherini) dalla consistenza brodosina. E se non sapete come riutilizzare i baccelli di vaniglia una volta svuotati dei semi, beh… questo dolcetto potrebbe proprio fare al caso vostro. #riciclointelligente 😉

Sweet Mung Beans Soup
“I decided to dedicate my life to food because I have the profound conviction that it is a huge opportunity to daily happiness. The food weaves relations between those who share it, can keep alive connections with those we have lost, and the places we have left long time ago. Can help you make peace with the farewells that we were forced to give. “
Joe Bastianich
Being able to read a biography all in one breath is a rare thing for me, but #Giuseppino, the new book by Joe Bastianich written by the brilliant journalist Sara Porro, kidnapped completely my heart, page after page, story after story…make me thinking about how lucky I am to be here and to be the daughter of immigrants.
I was moved by grandmother Erminia’s memories of war, escaped in 1956 from Istria during the Communist regime of Tito, to pursue the so called “American dream” of a better life for their children. So did over 30 years ago my parents, when they decided to take me away from the despair of the war in Vietnam.
I laughed so much with the funny anecdotes of teenage Joe, reviewing me in those moods of extreme shame caused by an endless check-list of embarrassing practices and Italian habits that prevented him from being considered a true American, such as :
- The poor English of his relatives;
- The daily Istrian peasant grandmother attire, gown, apron and slippers that, during the warmer seasons, are transformed from the waist up, just in a huge bra;
- The Italian approach of the women in his family to body hair, no one shaved armpits and this in America was considered very bizarre;
- The house perpetually shrouded in a cloud of steam that smelled of soup, or stew or fried;
- His lunchbox, instantly recognizable only by the smell smelly tripe.
And I admit, when I was a little girl I also tried to hide (albeit unsuccessfully) the Oriental oddities of my family, just not to feel different from my peers.
Today, however, those thorny peculiarities that made me embarrassed at once, now I seek them in my everyday life. Because I realized how important it is not to forget their origins, finally understanding (better late than never), the enormous cultural and culinary treasures transmitted by my parents. With immense patriotic pride, then, I propose a popular dessert Vietnamese, the Che Dau Xanh, or the sweet soup of mung beans…my #foodmemories!
You must try if you have not tasted it before or if you love those sweet not too sweet (ie not too sugary) that looks like a soup. And if you do not know how to reuse vanilla beans once emptied of seeds, well…this trick might just be for you. #itelligentrecycling
Ingredients
150 grams of mung beans
1 vanilla pod
80 gr sugar (or more to taste)
1 liter of water
Doses for 4 people
Cooking time: about 30 minutes
Soak the mung beans for about 5-10 minutes. Then rinse thoroughly under cold running water.
Gather all the ingredients in a saucepan and cook for about 30 minutes or until it will not split the beans.
When cooked, taste and season with sugar if necessary.
Remove the vanilla pod and serve the soup hot, warm or cold at your leisure.
-
Dosi per
4 persone -
Tempo di preparazione
15 MInuti -
Tempo di cottura
30 MInuti -
Tempo totale
45 MInuti
Ingredienti
- 150 gr di fagioli mung
- 1 baccello di vaniglia
- 80 gr di zucchero
- 1 l di acqua
Procedimento
- Mettete in ammollo i fagioli mung per circa 5-10 minuti. Dopodichè sciacquateli accuratamente sotto acqua corrente fredda.
- Riunite in un pentolino tutti gli ingredienti e cuoceteli per 30 minuti circa o fino a quando non si saranno spaccati i fagioli.
-
A cottura ultimata, assaggiate ed eventualmente aggiustate di zucchero .
Eliminate il baccello di vaniglia e servite la zuppa ben calda, tiepida o fredda a vostro piacimento.
Ho adorato questo tuo post…in alcune cose mi sono sentita molto vicina a te, anche se io straniera lo sono solo per metà. Anch’io come te adesso vado più che orgogliosa delle mie origini…un altro aspetto che mi ha colpito di questo post è questo dolce che trovo molto simile a quello giapponese : mi ricorda moltissimo gli azuki dolci giapponesi…proverò questa zuppetta, perchè solo a vederla fa così comfort food e perchè sa di dolci ricordi! Grazie per questo post e per queste fotografie bellissime!
Laura
Ma ma… Laura, ma io non lo avevo capito che eri per metà orientale. Caspita che notiziona! Noooo ma adesso mi devi troppo raccontare, io curiosa sono!
Che meraviglia, amo cosi tanto le tue foto e le ricette sono veramente divine… complimenti!
Ti abbraccio
Grazie Michela sei dolcissima.
Che bello Gio! Le tue foto parlano da sole, e le tue parole non hanno bisogno di forma. Bella&Brava! What else!? 😉
E guarda caso.. settimana scorsa per curiosità ho comprato questi fagioli non sapendo neanche come utilizzarli, beh.. ricetta è cascata sotto naso!
Baci!
Buongiorno bella Giovanna 🙂 è tanto bello leggerti sai?…Molto interessante questa zuppa…una bella combinazione di gusti e sapori…e poi adoro le tue bellissime foto…
Ti abbraccio
Ila
Un grande abbraccio a te cara Ilaria e… buone feste 😉
P.S. Io adoro immensamente i tuoi meravigliosi scatti!
Absolutely Beautiful!
Thx you so much!!!
Ciao, ma….solo 5-10 min di ammollo e solo 30 min di cottura? Non ho mai usato i fagioli mung, ne ho una busta in casa e ho deciso di cercare ricette, e tutte parlano di 6-8 ore di ammollo e 50 min di cottura. Puoi chiarire?
Grazie, saluti, buona Domenica.
Roberto
Ciao Roberto!
Personalmente credo che tempi e modalità di cottura varino in base al tipo di ricetta e dal risultato finale che vuoi ottenere.
Per il mio dessert, per esempio, faccio solo un ammollo breve perché mi aiuta semplicemente ad eliminare meglio le impurità. Per quanto riguarda i tempi di cottura, invece, in questa particolare ricetta il fagiolo mung non necessità di lunghi tempi di cottura in quanto in soli 30 minuti si può considerare cotto. A me piace che mantenga un po’ di consistenza, però puoi aumentare i tempi se desideri averli più morbidi ma a 30 minuti vedrai che già cominciano a spaccarsi. Poi, va da sé che più il fagiolo è vecchio e più rimarrà duro e avrà bisogno di cuocere maggiormente.
Comunque, lasciarli in ammollo tutta la notte non è sbagliato. Fai solo attenzione ai tempi di cottura perché diventeranno più brevi.
In rete ho visto ricette con ammollo di una notte e cottura addirittura in pentola a pressione. Il risultato è stata praticamente una zuppa sputì dove non era nemmeno necessario frullarli per ottenere una crema.
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